LE MIE 3 CIME

Poco più di cent’ anni fa le Tre Cime di Lavaredo erano press’a poco sconosciute. Ma nell’ arco di neanche trent’anni – dalla fine del XIX secolo sino ai primi decenni del XX – questa montagna diventa ad un tratto una vera e propria icona paesaggistica. Come mai? Il film racconta la fortuna di un fenomeno mass-mediale: l’intrigante trasformazione delle Tre Cime in monumento naturale, il loro turbolento ingresso in scena durante la guerra. Questo film parla di sguardi, in particolare degli sguardi che si sono concentrati tanto insistentemente sulle Tre Cime di Lavaredo, che da desolata e terrificante terra di nessuno sono diventate in pochi anni vere e proprie protagoniste del paesaggio alpino, con un nome, un carattere e un messaggio accessibili a tutti, in una breve camminata.
Catalogo, Visions du rèel Nyon 2005

“Sono cresciuto in una parte del mondo dove tutto vale tre: tre culture, tre storie, tre lingue. La gente nel Sudtirolo parla tre lingue, Tedesco, Italiano e Ladino, perché da sempre questa è stata terra di confine tra Austria, Germania e Italia. E l’altare del Sudtirolo, il monumento dove tutti noi venivamo portati da bambini, faceva anche lui per tre: le Tre Cime di Lavaredo. Ma al contrario dell’Arco di Trionfo, di San Pietro o del Mount Rushmore, dove venivano portati i bambini francesi, italiani o americani il nostro monumento non era fatto dalle mani dell’ uomo ed invece lo era la sua immagine. Il fenomeno delle Tre Cime era una creazione dell’ uomo.” Andreas Pichler

GEOGRAFIA

Le Tre Cime di Lavaredo si trovano nel gruppo montuoso delle Dolomiti, nelle Alpi Orientali, a nord di Venezia e a sud di Innsbruck, su territorio italiano ma molto vicine alla frontiera austriaca. Le Tre Cime sono ormai facilmente raggiungibili: a piedi lungo vari sentieri, e da sudovest persino in macchina su una strada costruita apposta, un paio di decenni fa. Anord delle Tre Cime si incontra un altipiano dove si trova un rifugio; dove centinaia di migliaia di turisti arrivano ogni anno per soffermarsi all’ombra del mitico monumento in roccia.

LA STORIA DI UN’ICONA, LE TRE CIME DI LAVAREDO

Ancora a metà dell ‘800 a nessuno sarebbe venuto in mente di intraprendere il faticoso viaggio per raggiungere appositamente le Tre Cime, nel bel mezzo delle Dolomiti. Nell’agosto del 1869 il viennese Paul Grohmann, cartografo di professione e per questo cacciatore di vette, raggiunge per primo la Vetta Grande delle Tre Cime. Pochi anni prima due viaggiatori inglesi, Churchill e Gilbert, percorrono a piedi con le loro mogli per la prima volta la zona delle Tre Cime, fornendone disegni ed descrizioni. Sono affascinati dalla loro bellezza selvaggia.

Nei loro dipinti e nelle loro descrizioni la natura selvaggia delle Dolomiti diventa scena (Naturschauspiel) e spesso una vallata, un fiume, una cascata o una montagna sono i veri protagonisti dei loro fantasiosi e romantici racconti di viaggio. Gilbert e Churchill parlano di ‘orrore della scena’ quando da un sentiero sicuro descrivono le montagne dolomitiche in toni danteschi. Le loro pubblicazioni vengono tradotte in vari paesi europei. Punti di vista Pian piano i primi turisti cominciano ad arrivare nelle vallate dolomitiche. Ad un tratto la silhouette delle Tre Cime appare sui depliant di viaggio e verso la fine del secolo diventa una delle più popolari cartoline del turismo dolomitico in rapido sviluppo. La posta in quegli anni funziona egregiamente e scrivere cartoline dai posti “belli” diventa l’ossessione della nuova borghesia. La produzione di cartoline esplode letteralmente a livello industriale.

Una vista scompare In quegli anni si diffondono rapiditamente immagini con tre diverse viste sulle Tre Cime, tutte ugualmente popolari: una da sud, una da ovest e una dal nord. Ma pian piano due delle tre viste scompaiono e rimane soltanto quella da nord, che diventa l’icona paesaggistica che oggi tutti conosciamo. La scomparsa delle altre viste non é casuale ma si lega agli avvenimenti storici che riguardano queste montagne di confine, ed in particolare alla prima Guerra Mondiale.

Montagna di confine Già dal 1866 le Tre Cime sono una montagna di confine tra Austria e Italia. Acavallo dei due secoli in Europa scoppia il fanatismo nazionale e i confini, specialmente quelli nei territori difficili, vengono simbolicamente fortificati con monumenti e/o giganti obelischi. Secondo questa tendenza anche le montagne diventano simboli di confini eterni, e le Tre Cime diventano monumento e simbolo al confine tra Austria e Italia: la divulgazione della loro immagine è connotata da attributi morali e messaggi politici.

La prima guerra mondiale Le Tre Cime raggiungono la loro vera e propria definizione a cavallo della prima Guerra Mondiale. Dal 1915 in poi le Tre Cime sono un campo di battaglia lungo il fronte di guerra che passa sotto la loro parete nord. I militari italiani installano un gigantesco faro sulla cima grande per poter controllare meglio il terreno giorno e notte, mentre dal nord le Tre Cime sono sotto la continua sorveglianza dei soldati austriaci. Proprio in quegli assurdi anni di guerra, in cui muoiono più persone per cause naturali che nei combattimenti, la vista da Nord diventa una vera e propria icona mass mediale usata dalla propaganda bellica.

Il periodo dei fascismi Negli anni seguenti la Grande Guerra le Tre Cime sono definitivamente monumento pietrificato – ormai su territorio italiano. Simbolo morale di una terra persa, per gli austriaci tedeschi, e della vittoria per la retorica nazionale italiana. Inizia una guerra simbolica insieme ad un nuovo clima politico. Tutte le vette e i rifugi della zona cambiano nome nell’ Italia fascista: il nome del rifugio ‘Tre Cime’ viene cambiato in ‘Antonio Locatelli’, eroe dell’aeronautica italiana morto in Abissinia. Le Tre Cime diventano la scena per la ribalta dell’ alpinismo italiano: le prime vie sulle impressionanti pareti nord vengono aperte sotto le macchine da presa del cinegiornale.

Un logo pubblicitario Le possibilità di riproduzione in serie aiutarono a divulgare in modo rapidissimo il nuovo modello di percezione. Il turismo, ancora minimo negli anni ’20,’30 e ’40, diverrà di massa dagli anni ’50 in poi. Di nuovo l’alpinismo fa la sua parte. Grazie alle nuove tecniche, cordate di tutta Europa in gara si chiodano nuove vie attraverso le pareti del monumento. La vista da nord diventata logo pubblicitario proprio in quegli anni e sotto le Tre Cime verranno girate pubblicità e i prodotti più svariati sfrutteranno il loro logo: gelato, sapone, acqua minerale. Le ex trincee di guerra vengono rese percorribili e diventano attrazione turistica. E ancora una volta da un luogo sicuro i visitatori possono rivivere “l’orrore della scena”. In questo caso probabilmente il ricordo dell’orrore della guerra; dappertutto si trovano le sue tracce: bunker, fili spinati, cemento, pallottole…

Catalogo, Visions du rèel 2005

Italia/Austria / 2005 / 40 min.
Regia: Andreas Pichler
Produzione: Stefilm/Miramonte Film/Pale Blue
Coproduzione: ARTE / ORF con il supporto di RAI Bolzano, Provincia di Bolzano, RTR TV Films Funds

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